Ho sempre in mente una considerazione fattami molti anni che riguardava la relazione di aiuto.

In sintesi essa diceva che: più è forte l’accoglienza, il calore e l’empatia mostrata (sinceramente) al tuo cliente, più potrai permetterti, quando sarà necessario, di agire con un atteggiamento confrontativo, provocatorio e autorevole, allo scopo di sbloccare situazioni stagnanti o agevolare un forma di insight nella persona.

Potremo dire che la modalità poliziotto buono e poliziotto cattivo (classica tecnica d’interrogatorio) può diventare efficace anche nella relazione d’aiuto.

In un certo senso i fattori aspecifici della relazione d’aiuto (accoglienza, calore ed empatia) diventa un credito per compensare poi un atteggiamento meno piacevole, ma spesso necessario per smuovere il cliente e fargli vedere la realtà.

A me piace invece parlare di atteggiamento materno, soprattutto nella fase iniziale del percorso e di atteggiamento paterno, quando il professionista della relazione di aiuto pone una sferzata necessaria per facilitare nel cliente un salto di consapevolezza, rompendo il velo illusorio in cui è caduto, riportandolo così alla realtà.

Questa doppia immagine che si mostra al cliente, è semplicemente una strategia utile, ma che rispecchia ciò che in una sana famiglia abbiamo spesso visto e vissuto. La mamma accoglie con abbraccio amorevole e nutriente, il padre sprona, ti riporta alla realtà e ti accompagna sulla via, che dovrai poi percorre da solo.