1° RACCOLTA - PENSIERI DI GATTO
SEI
Sei nei miei occhi appena svegli
tra i miei capelli spettinati
nei suoni dell’alba.
Sei il mio primo respiro
Il mio primo sbadiglio
la gioia del risveglio.
Il solito insolito bisogno di amarti.
Sei ancora nei miei occhi, adesso spenti
a me vicina nell’estremo respiro
e poi l’ignoto.
Sei l’ultimo ricordo nella mia memoria, ora assente,
Sei la luce nella sera della vita
e la speranza nel mio viaggio in questa lunga notte.
Sei la certezza di un nuovo mattino di sole
e di un cammino per sempre insieme
in un altro dove.
PENSIERI DI GATTO
Ti allunghi
sbadigli
ti stiri
ti arricci.
Ti guardo, mi osservi
e tutto d’un tratto
ti giri di botto.
Continuo a fissarti, assorto
e parlando da solo
mi chiedo un po’ matto:
“Chissà che ti passa
in quella testa di pelo!
Pensieri di uomo
o pensieri di gatto?”
IO, GATTO
Gatto,
sono un gatto arrabbiato
un gatto di strada
dagl’occhi di luna sui tetti.
Un gatto magro, affamato.
In quella notte
Sapore di stelle lontane
le più belle,
di pensieri di Dio
il mio Dio Personale
cercato
sofferto
scavato nel fango.
Gatto,
sono un gatto randagio
per scelta.
Il pelo arruffato
Sporcato di vita.
SOGNO DI GATTO
Ho appena fatto un sogno
un agile sogno di gatto
che pur lanciandosi nel vuoto
cade in piedi
a quattro zampe.
Non curante
prosegue il suo cammino
tra le acrobazie
di una vita fatta a morsi
da gustare in santa pace.
Poi in silenzio si allontana
sazio, soddisfatto
leccandosi con cura certosina
i suoi lunghi nobili baffi.
DIMMI CHI SONO
Dimmi chi sono
ti prego, dimmi chi sono.
Prestami il tuo sguardo curioso
i tuoi occhi attenti,
che io possa vedere
i confini marcati del mio deserto.
Prestami la tua bocca
le tue parole
il tuo giudizio
una storia da raccontare
un ruolo da interpretare.
Prestami le tue mani
Il tuo tocco
Il calore dell’incontro,
che io possa riscaldare
il mio corpo infreddolito
accarezzare la pelle inaridita.
Prestami il tuo cuore, ti prego
anche per un secondo.
Lascialo battere vigoroso nel mio petto,
che io possa sentire l’Amore
la Vita
la Morte.
Dimmi chi sono, ti prego
adesso!
Prima che lo schianto inesorabile dell’onda
cancelli le orme del mio cammino sulla spiaggia
ancora per l’ennesima volta.
STORIA DI ME
Un foglio di carta velina, la mia vita.
Il calco impietoso della lettera di piombo
ferisce la mia tenera pelle.
In trasparenza la parola scritta mi deforma
Ha già scelto per me una storia
che non ho chiesto di vivere
ma della quale morire.
Un copione scritto da altri
registi ed attori
delle mie azioni
dei miei momenti.
Ma l’improvviso deviare
della mia sottomissione
mi da il coraggio
delle più profonde mie emozioni,
come l’eroe che trafigge il tiranno
e riporta speranza
di diverso destino.
Appallottolo quel foglio di carta velina
e riscrivo la storia della mia vita
da protagonista.
INSIGNIFICANTE
Un giorno fatto di niente
ma grande di quelle piccole cose
d’insignificante sublime bellezza.
Il piacere della noi
il banale monotono ripetersi
del mio esserci
nella vastità del tempo,
che in quel solo unico momento
profuma d’innocenza.
Amabile fragranza
dell’attimo che fugge.
FALSO FRAGILE AMORE
Un soffio di vento
e un petalo cade
il fiore lo piange.
Piango la donna
che lascia furtiva il mio letto
le sue forme
ancora nelle lenzuola calde di lei.
Il mio bisogno
cerca a tastoni
i pensieri di quella bellezza
adesso lontana
per non sentirmi solo.
Mentre il letto
vuoto del suo corpo
e il suo profumato ricordo
tormentano la mente insicura d’un uomo
che sempre ha temuto
il falso di lei amore.
CONDANNA
Sirena,
incantami ancora.
Richiama la mia anima
stanca d’amare,
che non sa più inseguire
l’ombra di quella donna.
Sola, fugace lei appare nei miei sogni
esuberante come un insolito accordo,
come un crescendo Rossiniano
come un piccolo sassolino,
che buttato nel lago
forma cerchi concentrici d’acqua
sempre più grandi
che mai cessano d’inseguirsi.
Un pensiero
un immagine
un istante,
che solo tu sirena
puoi far svanire
confondendolo nel tuo canto suadente
tra lo scrosciare delle onde sugli scogli.
Sirena,
incantami ancora
ti prego,
non farmi impazzire d’amore.
GLI OCCHI CHE AMO
Solo quegl’occhi
ma solo quegl’occhi.
Quelli in cui mi rifletto
e vedo le mie emozioni
la mia identità.
Il pianto e la gioia
In quegli specchi di luce.
Li scopro la mia immagine completa
l’autentico splendore della mia origine
negl’occhi che amo,
in cui sono amato.
CORPO FERITO
Sono pronto!..a farmi avanti!
Il mio petto, la mia schiena feriti,
laceri i fianchi.
Incroci di spade
hanno assaggiato il mio sangue.
Non cessa quest’assalto feroce.
Alla foga delle stoccate
rispondo con vomito di sangue.
La lingua è gonfia
soffiano le narici aperte
come se il poco respiro mendicante,
rincorresse l’aria
che intorno ha odore di morte.
Ancora un ultimo colpo!
Una lama di spada
in attesa di trafiggere
il mio tenero ventre,
mentre lo sguardo
ormai inespressivo dei miei occhi,
carichi di rosso lamento,
chiede pietoso quel rapido
ultimo gesto.
E così sia!
Il mio corpo mortalmente segnato
affonda nell’arena..
un boato.
Un’onda scuote prepotente i miei pensieri
che lesti cercano disperate mani,
quelle tue, senza trovarle
in quell’arena di me insegui nata.
EMOZIONI
Sopraciglia aggrottate
senza un perché,
la bocca tesa
su un viso di plastica,
gli zigomi alti e inespressivi.
Vi deve essere assolutamente un perché?
E se c’è non voglio saperlo!
Sarei costretto a chiedermi
il perché dei miei occhi colmi di gioia
che prolungano un ampio sorriso spensierato
scevro di qualsivoglia tensione.
DIO O BUCO?
Su le mani!
Questa è una rapina!
Mi hanno sempre raccontato
di quel Giorno che verrà!
Si ….quell’estremo momento
e di quella luce radiosa
di quella musica divina
di quella felicità immensa
che …beh!
Quasi non ci si può credere
mentre il mio angelo custode
mi prende la mano
conducendomi al cospetto del Signore.
Pensa un po’ se tutto ciò non fosse vero
Se risvegliandomi
mi ritrovassi inconsapevolmente risucchiato
inghiottito, incastrato
in un buco nero, di terra.
La nuova dimora
della mia falsa illusione.
CORAGGIO DI VIVERE
Una sedia a dondolo
cigola al passare degli anni.
Gettato nella nel fuoco e sulla neve
ho la pelle segnata.
Graffiato dai vetri aguzzi
degli adulti pensieri
in un corpo bambino.
L’acerba saggezza
già troppo consapevole
di una vita d’affanni.
I sentimenti arrampicati sulla roccia
e un cespuglio di rovi
corona ai miei anni migliori.
A me la forza di un ironico sorriso
mentre guardo a quell’immenso precipizio
a nord di un cielo profondo
a sud di una terra ostile.
L’ARRAMPICATA
C’è un grande albero nel giardino.
Ha un tronco forte e robusto
come l’abbraccio di un padre.
Ha le foglie così fitte che non si vede il sole.
Che fatica!
Il mio vivere s’arrampica su quel ruvido legno
le mani mi sanguinano
le unghie si spezzano
le ginocchia sbucciate spingono in alto.
Quanto tempo
ma la cima dell’albero e lì, così vicina
Quanta fatica
per scorgere il sole…….troppo tardi!
Attraverso le foglie solo il buio della notte.
L’UOMO DEL FARO
L’uomo del faro
non teme le onde;
il mare, un amico fedele
solo per lui è la sua attenzione.
Corpi di naufraghi
navi affondate
dall’invincibile forza del mare;
quante tombe
testimonianza delle sua furia.
Ma l’uomo del faro
è nato con le onde
da bambino ha giocato col mare.
Triste amicizia
che dura da sempre
e l’uomo del faro
ha potuto far poco, niente
se non ascoltare
le grida disperate,
osservare tanti corpi
sprofondare nei flutti
piangere chiuso nella torre di vetro.
Quale disperazione visita i tuoi sogni
uomo del faro,
quanti volti ti appaiono
chiedendoti aiuto.
Ma il mare solo per te sorride,
ti culla come un figlio,
mentre implacabile
cresce insoddisfatta
la sua fame omicida.
E tu dall’alto del faro lo guardi.
IN ATTESA DI TE
Chissà se un domani
vicino o lontano
chissà,
camminando per strada
o magari in un bar
sorseggiando pensoso una tazza di tè
leggendo un bel libro nel parco
o con le lacrime agli occhi alla fine di un film
in una giornata di pioggia
tra duelli d’ombrelli
o tutti in fila in attesa
alla fermata del tram.
Ovunque esso sia
incontrerò il mio destino:
il seducente richiamo
d’un t’amo per sempre
non ancor pronunciato
si sente nell’aria
che il luogo per dirselo
non ha ancora trovato
ma che due anime affini
son già li pronte a giurarsi
sicure in eterno d’amarsi
un attimo dopo essersi appena sfiorate.
LO SCONTO
Mi diverto al supermercato!
Un carrello famelico
sfreccia veloce
fra i tanti infiniti corridoi.
Come puttane
i prodotti ti strizzano l’occhio
ammiccano loro;
vestiti di tanti colori
ti invitano a chiedere:
“Dì un po’! Quanto vuoi?!
Loro alzan le gonne
mostran la merce,
mentre tu valuti attento
se il prodotto ne vale l’acquisto.
E gli sconti?
Mi fanno sorridere
quei tagli dei prezzi:
seppur il valore rimane lo stesso
la qualità è quella, è intatta;
non è per difetto che l’acquisti per meno.
Sarebbe fatale se il vecchio prodotto
venisse a sapere che deve sloggiare
far spazio nello scaffale
a un nuovo baldo suo simile
pronto
disposto anche a vendere il culo
pur di far da padrone
nelle sporte pesanti delle donne di casa
o di single giurati.
Perché?!
andando al supermercato
non danno gli sconti
ai dolori
agli affanni
alle malattie senza cura
alla morte del cuore.
Perché?…
sottraendo un po’ di quel prezzo
non posso far ridere
vivere un bimbo del sud di quei mondi.
Lì
nel supermercato
si regala la fame
il tormento
la morte.
Quindi….mi spiace signore
ma non sono proprio previsti!
Si, dico gli sconti!
Qui
non li hanno mai visti!
MURI DI GHIACCIO
Tanto tangibili
le cose afferrate con le mani
strappate a vite altrui
manipolate
falsificate
strumentalizzate.
Quanto intangibili
le riflessioni della mente
propri pensieri
e pensieri altrui:
ma anche loro
manipolati
falsificati
strumentalizzati.
E allora
La concreta evidenza
In poco differisce
dall’inintelligìbile apparenza.
Entrambi
scivolosi muri di ghiaccio
da scavalcare.
IN SCENA
Palcoscenico di teatro
lame di luce tagliano il mio corpo.
Tanti i frammenti
dei personaggi che si alternano
su quel palco.
Quanti ruoli nei quali confondersi
fondersi
con la vera più intima mia essenza
in lotta
con altre molteplici parti.
Quanti personaggi incontrerò
su quel palco illuminato
figli di un solo unico padre
e nobile eroe
che alle insidie del tempo
risponde
mostrando le tante sue facce.
BIANCO TELA
Tela di quadro
attendi l’arte del pittore
quel tratto di vita
che la tua bianca verginità
trasforma in fantasia d’artista.
Accarezzo la tua pelle di rosa
il profumo
e il sapore d’ambrosia.
Le mie labbra
Sono morbidi tratti di colore d’amore
sul tuo giovane timido corpo
che assomiglia ad un quadro d’autore.
MATRIMONIO DI CONVENIENZA
Quante cose puoi osservare
dalla toppa di una porta?!
Il mio sguardo
ha la forma di quel buco.
Vedo solo
ciò che lui mi consente di scrutare
mentre si dimena con violenza
nel mio corpo
quello spirito curioso
non disposto
a patteggiare
I solo avanzi della vita.
La mia mente
grida
scalpita
s’affanna
ingabbiata si lamenta
e costretta s’accontenta
di mostrarsi al mondo intero
a braccetto di quel misero consorte, la parola
mentre grande è la vergogna
di non poterne fare a meno.
CACOFONIA D’AMORE
Tre anni di vita
Tre anni incarnati
Nel mio corpo d’amore.
Tre anni di te
Mai dimenticati.
Le ultime immagini sono fantasmi
Lenzuola stropicciate nella luce fioca.
Vicini nell’intimo
ma estranei i pensieri
due sguardi sfocati.
Solo le carni s’attraggono ancora:
animali di una specie eletta
avvinghiati nell’aggressione dell’atto.
In quegl’ultimi istanti dannati
Ho riconosciuto l’inferno.
Non più alcuna traccia
della mia donna amata.
La disattenzione nell’atto
faceva risuonare i nostri corpi
come nacchere chiassose
tra le mani di un musico inesperto.
VERDETTO
Un bacio appena accennato
le labbra si sfiorano
mi pare che le anime si tocchino
per un istante.
E tu Amore sei nato!
Quale arcano mistero nascondi
dietro i tuoi sgargianti colori?
Qual è il tuo verdetto?!
Non corrisposto
Il mio cuore è straziato,
che sia maledetto
un amore di sogni
un amore malato.
Il terrore di esser per te
Un solo piccolo fastidioso insetto.
ROSSO ANTICO
Uno scrigno di legno povero
rosso antico
sul tuo tavolo.
Io,
stretto tra amori ammuffiti
ed odii annacquate dal tempo.
Io,
annaspo in quella piccola scatola
e affermo il ricordo dolente
della mia presenza
lasciata dimenticata
tra i piccoli
inutili oggetti del nostro amore.
Ora la tua vita
è preziosa per altrui attenzioni.
Nella notte spenta
Il silenzio condivide il mio regno
con stridore di cuore
lamenti mai sopiti
discreti tamburi battenti
al ritmo del mio sospiro addormentato
Il cui scrigno mi fa da culla.
SEN/SA/ZIO/NI
Il sapore di una me-la
Il profumo di una ro-sa.
Le sensazioni si susseguono veloci
Mentre le sillabe singhiozzano
Sbuffano come un lungo treno.
Sprofondo col mio corpo
Nella vasca d’acqua calda.
Che sollievo!
Non c’è bisogno d’altro
Neppure dei puntini sulle “i”.
Galleggiamo nella vasca le mie poesie
Le mie parole
I miei pensieri si levano alti in nuvole di vapore.
Le mie sensazioni rimangono invece
e tutto è cosi semplice, sufficiente
che solo dare loro un nome
sconvolgerebbe l’universo.
MOTA TENSIONE
Ho le scarpe slacciate!
Che faccio?
Riallaccio le stringhe
con ferma intenzione
o incurante, slegate
lascio le lucide scarpe,
il problema in questione?!
Mera illusione.
Che importa si inciampo
se cado
se sbatto!
Di fatto la vita è mota tensione:
vivi il presente
il momento
l’istante
la travolgente passione
di due amanti per caso
fedeli compagni
in quella sola occasione.
PRIGIONIA
In una scatola chiusa
il mio cuore impaurito
non vuole più battere
non vuole più uscire.
E’ stagione di gioie e d’amori
ma di graffi e dolore
segnata dal tiepido sangue
è la mia viva emozione.
Le mani, rami secchi
non hanno più la forza
di trascinare il mio corpo,
fuori da quella grotta profonda.
Le foglie cadute nel tempo autunnale
hanno nascosto la vergogna
di quella grigia memoria
e celato ad occhi curiosi
Il mostruoso terrore di esporsi alle insidie.
E la sconfitta pesa sulle mie palpebre
mi invita a dormire.
E risveglio non v’è
per chi il coraggio di viver non ha.
INCONTRO INVERSO
Scendi giù
ti voglio parlare
e pure di fretta
io odio aspettare!
Di fronte l’un l’altro
il confronto abbia inizio:
a dio la parola
all’Uomo il Giudizio.
LA MIA MONTAGNA (ad Alfredo Segre)
Ho incontrato una Montagna.
Quante grotte in cui rifugiarsi
dove il vento freddo non possa penetrare.
Ha i contorni forti
scolpiti nella roccia
rigidi ma morbidi
quando vi batte il sole.
Della sua maestosa grandezza
non puoi provare vertigine
o timore,
ma solo meraviglia
perché la vuoi incontrare
conoscere,
scoprire nella roccia
i suoi innumerevoli percorsi.
Scalare passo dopo passo le sue forme
comprenderne le ombre
e le luci.
All’alba, finalmente, il sorriso della Montagna.
Voglio raggiungere la vetta
condividere con lei il trionfo.
Uomini si nasce
tra i pruriti della crescita,
ma Umani si diventa
ferendosi le mani
scaldandola la vita
cosi imprevedibile
e contraddittoria:
missionaria al servizio degli altri
lasciva nelle tentazioni
santa e puttana.
E’ solo questione di sorte
o di scelta?
Grazie per il tuo sorriso
Montagna.
IMPRONTE DI MEMORIA
Le sensazioni
si imprimono nella memoria
come impronte sulla sabbia;
alcune più profonde
altre meno.
Tutte attendo il ritorno dei nostri passi
per ritrovarsi ancora
pronte a coccolarci nel loro spazio,
talvolta buio, freddo, doloroso,
talaltra solare, caldo, famigliare.
INGANNO
Il mare all’orizzonte
un finito universo
lambito dal calore del sole,
il bianco colore
della cresta dell’onda.
Il silenzio del mare
è una voce di madre
che culla il suo bimbo
sul far della sera.
Profonda si fa quell’invidia.
A cavallo dell’orizzonte
io cerco il mio destino
mentre è proprio sulla riva
tutto ciò che mi abbisogna.
PADRE NOSTRO
Padre Nostro
che sei nei cieli
sia santificato il tuo Nome
venga il tuo regno
sia fatta la tua volontà
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
e rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri debitori.
E non ci indurre in tentazione
ma liberaci dal Male…….Male?
Ma quale Male,
quali tentazioni, non capsico!
Tu sei la mia Luce
la salvezza
e Ti rivolgi al Padre Tuo
chiedendoGli di non tentarci?!
Di quali tentazioni siamo colpevoli
senza averne pagato lo scotto?
Il Giudice Supremo
ha più di una volta punito
i miseri uomini,
quasi fosse in gioco il Suo Onore
o il Suo Potere.
Un agone
per la supremazia sul creato,
la vittoria di uno solo: Uomo o Dio?
Meglio esser Sovrano
di un regno sacrificato e distrutto
piuttosto che essere il Dio Supremo,
lasciando all’uomo
la tentazione del peccato.
L’amorevole violenza di Dio,
Tuo Padre, mi confonde, Gesù.
Ma chi sei Tu, chiamato il Salvatore?
Forse messaggero di Divine Scuse
di un perdono neppur sussurrato
dal Giudice Tentatore?
AMEN
O sole, ti prego
Tu che sei a Lui più vicino
Cambia di un poco
Il tuo moto nei cieli,
che io possa meglio vedere
la lunga ombra di Dio, il Sommo Lucifero
e faccia ciò che a Lui compete:
tentare l’uomo
perché peccando
venga poi perdonato
e da Te, Signore
infine salvato.
In una eterna ciclica cerimonia
la sofferta condanna del Sisifo cristiano.
E la Chiesa
Tua umile servitrice
che ha lei da dire
con voce tonante
saccente
arrogante,
che la vita mi ha insegnato a rispettare
con un doveroso ed elegante inchino,
come un guerriero orientale
quando s’appresta al duello
con il suo fiero rivale.
Allora Chiesa, che rispondi?
Dio è che voglio
come lo voglio
quando lo voglio.
E così sia.
RINCORRERSI
Parole apostrofate
Parole mutilate.
Povera la mia parola
Limitata appendice del pensiero.
Essa zoppica, rincorrendo il fulmine
e la mente, lei non si ferma ad aspettarla.
La parola s’affanna
ma vana è la sua corsa
e vomita d’un tratto quell’ordine grammaticale
che la mente mia non coglie
nell’eterno moto universale.
PAROLE DI TROPPO
Vuoto, un bicchiere colmo di vino.
Vuoto il suo aroma
e vuoto il suo rosso colore
che dipinge i bordi di quel vetro.
Ma vuoto è il suo nome
Vuote le sue attribuzioni,
convinzioni per dire qualcosa a qualcuno.
Suoni
nomi
aggrappati allo specchio
e il significato scivola sul contenuto
mentre muto è il pensiero
nel solito caotico traffico del mondo.
GIGANTE BAMBINO
Piccolo cuore di bimbo
In quel mondo di adulti sentimenti.
Ti allunghi in punta di piedi
Per raggiungere la mano dell’uomo.
Ma la tua richiesta d’amore
Si spegne
nel silenzio dell’incomprensione.
Nessuno si china per colmare quel vuoto:
solo rimani nel tuo mondo di bimbo
mentre il pianto della tua disperazione
risuona in ogni dove
con la forza della voce di un gigante.
SHO-DO
Pochi tratti veloci
scorrono sul pennello
e alcun timore d’errore.
La carta si tinge
di una forma precisa
sicura
snella.
In quella semplice traccia
la goccia dell’infinito
la pienezza del vuoto.
E’ GIA’ AMORE
Possedere il privato di te
che nessun altro può avere.
Quella voglia
di essere a tutti sconosciuto
e sentirsi per te il solo unico qualcuno.
La paura di chiudere gli occhi
anche per un istante
e il pensiero di perderti
nell’immaginarti.
Un sorriso
che nasce sulle tue labbra
e muore sulle mie.
La trasparenza delle nostre anime
che combaciano
nel magnifico equilibrio di ogni forma.
E nel tempo di un solo sospiro
è già amore.
PRIGIONE APERTA
Ho visto una prigione aperta!
Ha il soffitto del color dei giorni caldi d’estate
le pareti sono di bianco, vestite di sposa.
Un’ampia finestra spalancata
su immensi campi di grano
e il cigolio della porta fa da controcanto
agli sbuffi del tiepido vento,
che ormai in quella stanza
ha trovato sicura dimora.
Così la vita appare,
ma solo per un istante.
Strette inferiate
si chiudono dietro le mie spalle
non v’è più fessura
dove il sibilo del vento
possa filtrare.
Il giallo d’orato dei campi
ricordo è già del passato
e il nero colore della pece
Incombe sulla mia misera testa.
Inesorabile
osservo quella porta,
che mi sbatte addosso
con la violenza di una nota stonata.
Non v’è più luce dove possa vedere.
E poi cosa?
Se non una chiusa prigione aperta.
RAGION FOLLE
L’Amore è la Ragion Folle!
E’ una seriosa e compita signora che,
mentre nella sua stanza dei trucchi
s’agghinda e s’imbelletta
per la solenne cerimonia della vita
non s’avvede
di portar indosso
il ridicolo costume d’un giullare.
SUN TZU
Se sei amico di un nemico
conosci l’arte del mentire.
Se nemico sei di tutti
bravo si nel far capire
che la forza è a te alleata
e nessun può farla franca.
Se sei amico di un amico
e di tutti in egual modo
arte
astuzia
furberia
non son certo doti adatte.
Vivi come tu sei fatto
fiero d’esser un po’ matto
e ogni decisione presa
sarà vera
pura
e retta.
PARADOSSO
Che meraviglia!
Io mangio
Io bevo
Cammino
E poi cago!
Il mio corpo si esprime
nelle sue primarie funzioni
chè una biologia esatta
ne sequenzia le azioni.
Non puoi mica fuggire
dalle regole ferree
ella carne
del mondo
di Nostra Madre Natura.
Ma il mio più grande stupore
ha la furia del fuoco
che infiamma il mio corpo
così primitivamente umano
così sublimemente divino.
Curiosa enigmatica esistenza
che profuma di rosa
e puzza…pur di merda.
ASCOLTO
Mi senti?
La voce scivola sul ghiaccio
le parole cadono
s’ammucchiano
e stridono
al tuo sordo ascolto.
Eppure avverto il calore
delle tue frasi silenziose
il tono muto
ma appassionato
e innamorato della tua voce.
Vite alternate!
Quando il sole trionfa
al primo mattino
salutando i luccichio dei tuoi occhi vivaci
le tenebre della notte
coccolano invece la mia vita ora buia
orfana della luce del tuo amore.
Siamo in terno agli antipodi?
Un io solo che cerca un solo unico io,
precipitati agli estremi del mondo
come angeli peccatori
senza speranza di perdono
lontani condannati.
Di cosa siamo colpevoli?
Forse
del mancato timido sforzo
d’affrontare le tante incomprensioni
e un altro coraggioso ricominciare.
DIO/UOMO
A misura di Dio
Ho sollevato i miei occhi
per vedere il creato.
Assaporato
quella voglia dell’io
che eleva ad alti arroganti pensieri.
In punta di piedi
guardando oltre il muro dell’ignoranza
ho saziando la fame e la sete di un lontano sapere.
Credevo proprio di averTi tra le mani, Dio!
A misura dell’uomo
m’inginocchio nel fango
Solo un pugno di melmosa terra,
nient’altro.
La rabbia e la superbia
fan razzia di ogni buon sentimento.
e terra bruciata il mio regno
Coltivo lo sguardo nel fuoco.
E’ rimasto mezz’uomo
a frugare tra le briciole
lasciata per terra
dalla sua unica figlia:
la guerra.
REALTA’
Mitraglia
mitraglia!
Parole sparate
a ritmo di guerra.
Quanti inutili suoni
marciano al passo dell’oca.
La menzogna facile a dirsi
la buona azione difficile a farsi.
In una terra
dove la musica
s’accompagna
al rombo del cannone.
Crasse risate
grida disperate
questa è la sola unica realtà:
verità e falsità
sangue di morte
e di una vita che nasce.
MANO DI PIANISTA
Quella musica
che nasce dal cuore
sale veloce
si stende sulla tua pelle
in attesa che la mano d’un pianista
accarezzi il morbido velluto.
E la musica risuona
dal profondo di quell’anima
e si slancia
per toccare
finalmente
l’infinito.
TERRA, TERRA
Siamo tutti naufraghi
nello stesso mare della logica,
timorosi che la tempesta
possa sconvolgere
le nostre timorose certezze.
Ma solo quando questa si sarà placata
solo allora qualcuno potrà gridare:
“terra, terra!”
A MIA NONNA MARIA
Quanto tempo è passato.
Ti ho conosciuto
quando avevi vissuto
già una parte vita,
che a volte ho ascoltato
in quei rari momenti
che la poca pazienza di bimbo
concede ai lenti racconti di anziano.
Mi ricordo le tue forma snelle
il vestito della festa
le amiche, quelle brutte e quelle belle;
ma tra loro
eri tu la favorita
corteggiata da tutti
ma da un solo cuore rapita.
Vita dura e semplice di campo,
verde acceso, giallo e arancio.
Tu che hai conosciuto il nero cupo della morte.
Dal fango della terra
dai dolori della guerra
un bianco fiore di loto è cresciuto
e una crocchia dello stesso colore
tu porti da sempre,
raccogliendo gli ordinati
e profumati capelli
che fan da corona a un viso splendente,
che ha vinto il passato
e guarda al presente
attraverso i ricordi di moglie felice,
di vedova triste
di madre severa
e di nonna amorevole, dolce e paziente,
vessillo regale di questa famiglia.
IL CAVALIERE
Due occhi limpidi,
che giocano ad anticipare
un sorriso appena accennato.
La trasparenza di un volto,
che non sa nascondere nulla.
La quiete di un uomo
che ha solo preteso di vivere in pace.
La nobile e onesta figura
di chi proviene da umili origini
un corpo ormai curvato dal tempo
eppur la fiera postura del cavaliere
un incedere lento,
che cela l’impeto della tempesta
la saggezza dell’esperienza
la calma
miglior alleata della vittoria.
Mio nonno.
INFINITO
Nell’espressione dei tuoi occhi
vedo altri occhi.
Dietro di essi
tanti tantissimi altri occhi,
quanti occhi e occhi…
ancora occhi.
Dov’è la fine
in quello sguardo profondo, infinito?
D’improvviso
scorgo il rapido passaggio
dei miei stessi occhi.
ATTESA
All’ombra della mia anima
Siedo tranquillo.
Aspetto il mio turno
Senza fretta.
La promessa di pace eterna
Nutre la mia speranza.
E l’attesa
Ha il sapore del torpore
che precede il sonno.
Sono pronto!
Chiamami in ogni istante.
La fine
uno dei tanti attimi presenti
A Te graditi,
felice io, Dio, di poterTi accontentare.
TEMERE DI VIVERE
Una goccia
una sola
è in procinto di stillare da sua madre
un serioso contagocce,
il cui mestiere
conosce ad arte a misurare.
La piccola goccia piange
si dispera,
non vuol l’ origine lasciare,
non desidera cambiare.
S’arrampica con forza
nell’ardua risalita
spende ogni sua energia.
In fondo è la sua vita!
Inesorabile il destino:
che fare?
la caduta è ormai iniziata
ogni istante è un disperare.
Che disdetta, gocciolina
non dar retta alla paura
ma se scegli la ventura
cerca invece di volare.
Ogni attimo è importante
un granello d’esperienza
la saggezza inver dimora
in chi votato è ogni ora
a far felice il proprio amante
e dell’ istante a lui donato
fa ragione di eterna vita.
Cadi dunque pur serena
e saluta il contagocce.
La è la vita
la è l’amore
l’esperienza
là il dolore.
UNA ROSA
Una rosa non è tale
se non cresce nella terra fertile
bagnata dalla provvidenziale pioggia
e riscaldata dal tiepido sole.
Se non è colta dall’uomo
per farne dono alla amata sua signora.
MUSICA DA PIANOFORTE
Una stanza dai muri consumata
Per i tanti ricordi
Che pellegrini di lì sono passati.
Mi avvicino a un pianoforte
di nero laccato
accarezzo le sue morbide forme
scopro le sue intime parti
e una tastiera di bianco avorio
si rivela agli occhi miei bruni.
Lo stesso destino mi lega a quei tasti
Il bianco e nero della vita
nelle alterne sue vicende
mentre le mani
avvertono l’irrefrenabile attrazione di suonare
e una limpida emozione
stilla libera dal cuore.
Quella dolce melodia
scorre veloce tra le dita
nel palmo della mano:
la musica della vita.
E quel suono travolgente
ignaro del domani
si dissolve
nel piacevole
incanto
del presente.
LA GRANDE MENZOGNA
Voci bianche
Voci stanche di gridare
Stanche d’invocare quella pace.
Nella bocca
parole d’amore
mentre la guerra
ribolle nelle budella
si dimena
come una bestia feroce
in gabbia
bramosa di libertà
pronta a colpire
divorar per vivere
uccidere.
masticando pace
per sputare guerra.
Le lacrime scendono
sul volto degl’uomini.
Ma nel profondo di loro
Si cela quella menzogna
di pacifica serena ipocrisia
mentre si fa avanti incessante
Il bisogno di carne
di sangue
di lotta
di morte.
MATERICO
Sento fame di terra
Sete d’oceano.
Ho paura di volare
Pur sospinto dalla brezza mattutina
Paura di cadere dal cielo
Al calare del vento.
INGORDA PAZZIA
Uomini, donne
senza un nome, un cognome
come animali estinti.
La storia vi ricorderà a branchi
la morte
un terribile unico evento.
Dov’è la tragedia
Il pianto!
Drogati il tempo e la memoria,
mutati
a nostra personale discrezione.
Voglio conoscere il nome
di ogni singolo uomo
di ogni singola donna
piangere la morte
onorare la tomba.
Sentirmi colpevole
per ogni suo sguardo
che il terrore della guerra
Ha scolpito per sempre
In un terribile ghigno.
Vi chiedo perdono per questa follia.
Abbiamo noi tutti goduto
del lauto banchetto.
Non v’è carne
di cui non ci siamo cibati
unti e sporchi di sangue
tutti noi
condannati ad esser
la prossima portata
dell’umana comune ingorda pazzia.
PICCOLO FUOCO
Grazie o Signore,
per avermi insegnato la sofferenza
rispettandola nel cupo silenzio del cuore.
Grazie o Signore,
del deserto hai fatto mia dimora
e placato la sete con le lacrime dei miei occhi.
Grazie o Signore,
spezzato hai il pane della famiglia
mentre io con la lingua
raccolgo come un cane
le poche briciole rimaste.
Grazie o Signore,
di sentimenti opachi
confusi
soffocati
che l’indivia per altri
mi ha mostrato brillanti
intensi,
eppur fantasmi
di una vita guardata da un vetro
in trasparenza.
O Signore,
quale misericordioso errore
concedendo a me
la superbia di essere tuo figlio.
Un rogo ho appiccato in tuo onore
e bruciato
il dolore di un lucido pazzo
il pianto di un bimbo
e i giochi mimati da solo,
la mente sconvolta dai mostri
un cuore affamato
che a morsi
può solo cibarsi oramai dei suoi resti.
Questo sacro falò
brucerà il divino timore.
E questo tuo figlio
Ingrato
Infame
demone bestemmiatore,
con inchino profano ti mostra le terga
e si immola sul rogo.
Le fiamme dell’inferno
bruceranno la mia rabbia
mentre allegramente fischiettando
Tu mi guarderai paterno
dall’alto del tuo scranno.
LA NATURA DELLA POESIA
Ahi,
sono inciampato in una poesia!
Ma che dici?!
Una poesia non è un sasso
O un qualsiasi impedimento.
E allora la poesia cos’è,
senza cadere
nel solito mieloso metrico sonetto
regole retoriche
e puntiglio grammaticale?
Mai ho visto un’emozione
In tal foggia vestita,
con l’abito della festa.
La poesia così diventa
Un bambino fermo in posa
A compiacere i genitori
e non se stesso.
La poesia invece
è un bambino povero e affamato
disperato
di sporchi cenci coperto,
senza regole ribelle
selvaggio nel suo istinto
vuole il tempo adesso,
se lo prende
e mai contento
grida e strilla all’universo.
La sua voce, caos
forte e chiara
e a dispetto delle leggi
la natura sua è innocente,
ignara di divieti e di censura.
PAESAGGIO FINITO
Un quadro dalla finestra
Un paesaggio dipinto,
che dal suo cavalletto
scruta invidioso
i contorni di un immenso scenario,
che danza libero
fuori dalla finestra
di quella piccola stanza di pittore.
Così il mio pensiero
mi riporta a quei momenti
che il pennello ha schizzato sulla tela
asciugato le forme nei colori del passato
chiuso in gabbia
l’arcobaleno della mia vita.
Guardo dalla finestra
ciò che più non m’appartiene.
E riprendo posto
in quel paesaggio colarato di passato
profumato di fiori di plastica
finto dipinto
copia inesatta
di un sogno ormai svanito.
SAMSARA
Inutile
folle
umana trascendenza
Una salda stretta
un patto segreto
la vita e la morte
in una giostra senza discesa
un destino che gira in tondo
per l’uomo.
Come un mulino
senza fiume
nel suo lento movimento
raccoglie sempre
la stessa
torbida acqua rimasta
lì a giacere
come l’esistenza
senza riscatto.
SAN VALENTINO’S JAZZ DAY
Pensare di una donna….
mi sembra di leggere
una delle tante ricette di cucina di mia nonna.
Niente è veramente indicato
la precisione bandita.
Gli ingredienti sfrecciano davanti ai mie occhi:
non esistono grammi
etti
misure esatte
ma…
un po’ di questo
un pizzico di quello
aggiungi ad occhio…
Più che una ricetta
Mi sembra l’esperimento di un pazzo.
Non v’è speciale maestria per capire una donna!
Lei ti risponde:
“E’ cosi semplice comprendere
cosa noi vogliamo
come lo volgiamo
quando lo volgiamo”,
mentre avverto la goffaggine del mio “talento”
nel non coglier tutto questo al volo.
Non vi è cosa che io non sbagli:
la nota stonata
in una nottata romantica,
un lieve imperdonabile ritardo,
uno sguardo sbadato e…
il sogno d’amore crolla in un istante
mattoni pesanti del castello incantato
adesso prigione del principe azzurro
per sempre schiacciato.
Ma quale principe
qual nobile cavaliere!
Io schiavo egiziano
mi ritrovo a mettere l’una sopra l’altra
quelle pietre pesanti della nostra relazione
per poi ricadermi tutto addosso.
Colpa questa volta di una piuma
che posandosi sul sasso
ne ha reso troppo greve
Il difficile trasporto.
Un semplice uomo direbbe banalmente:
“Le donne…chi le capisce, tutto troppo complicato!”
In fondo credo,
sia solo questione di infinite variabili.
E’ come se tra i tanti burattini a mia disposizione
avessi proprio scelto un millepiedi.
Ti sembra facile per un burattinaio
badare a tutti quei fili
a quei piedi
senza mai sbagliare?
E’ che dopo un poco diventi matto
e il burattino
al primo segno
prende il comando.
Platone
in uno sei suoi dialoghi
ci rammenta
che un giorno antico
noi fummo separati,
uomo e donna alla ricerca dei quella metà
che fa di ognun di noi anima completa.
Un consiglio?
Se per caso la metà cercando,
ti capitasse
di vedere una luce speciale negli occhi di qualcuna
e l’amore fosse pronto
a calare lievemente sul tuo cuore…….
dai la colpa al sole
un semplice abbaglio
e procedi per la strada,
magari claudicando
ma sicuro di non aver commesso
un grosso, grosso sbaglio.
A VOI LE MIE PIU’ SINCERE SCUSE
Non si finisce mai
di conoscere una persona.
Anche quando
la scontatezza del rapporto
ti fa credere
di aver ormai un ampio sguardo nel profondo,
ecco l’opacità di una altra sua parte farsi avanti.
Cosi come
in un’ordinata sala da tè,
il ritmo del chiacchiericcio da salotto
l’armonia del dolce annegarsi dei biscotti
nella preziosa tazzina di porcellana
vengon a esser interrotti
dal fragor di un rutto,
buona novella di avvenuta digestione.
FRAMMENTI
Uno specchio cade a terra
si frantuma in mille pezzi.
“ Che sfortuna”..si commenta
“sette anni di disgrazia.”
Guardo in tutti quei frammenti
la mia immagine riflessa
sbriciolata la mia vita
in quello specchio
che un dì fu.
ANIMA RIBELLE
Stella
scomoda di stare lì
sempre appesa
in quel solito posto
nel cielo
annoiata di notti di luna piena
e di compagne invidiose
stelle lucenti
in un universo troppo stretto.
Voglia di essere la sola
protagonista
degli occhi sorpresi dei bimbi
di giurate promesse d’amanti.
Fatemi largo!
Una cascata di luce
illumina la notte a giorno
e frammenti di neonate stelle
zampillano nell’universo
figlie tutte di una rara bellezza
di quella madre stella
che fu per scelta
Anima Ribelle.
IL VOLO
Le persiane ancora chiuse
il sole è già alto
e bussa alla mia finestra
come un picchio.
Non ancora
è troppo presto.
Lasciami dormire
in un tempo senza sforzo
Il piacere dell’attesa
e poi lo slancio.
Adesso
la finestra spalancata
il cielo terso
nell’azzurro sconfinato
a volo d’uccello
il mio cuore
si unisce allo stormo.
PRESTO
Presto……guarda fuori dalla finestra!
Il paesaggio è cambiato.
Il passaggio della tempesta
ha causato sconquasso
che spasso
bagnato di pioggia
ti invito ad uscire
a giocare
e insieme aspettiamo
il lieto venire
di nuova tempesta.
Ragione ci dice: “tempo è di tornare!”
Invece insistiamo
viviam ciò che resta
e fratelli di sangue
la pioggia novella
battezzi e rinnovi un sacro legame
Intenso
Immutato,
che rimane per sempre
nel tenero abbraccio
di sincera amicizia.
MAMMA
Mamma…
mi sto addormentando.
Gli ultimi pensieri miei
ritardatari
in fila ordinati
scendendo di fretta
salutano l’oggi
e aspettan domani.
Dimentichi,
nelle pieghe più oscure della mia mente
le tue mani amorevoli li pone a dormire
ormai stanchi e assonnati.
Stringimi a te
profumo di mamma
sapore d’amore
cullami ancora
sussurrami le dolci filastrocche di allora.
Stammi vicino
fa che i miei pensieri non temano il buio
le tue parole di luce
siano del tuo cammino
compagne di viaggio.
E di ieri
di oggi
di domani il mattino
sia segno augurale di nuovo risveglio,
che attende fremente
quel tenero bacio di madre
la mia donna speciale.
IL SALTO
Solo
Con le mie piccole ali
Pronto a gettarmi dal nido
Nel mondo.
La poesia mi sarà accanto
Suggerendomi
la nobile arte del volo.
LA RIVOLTA
Buon non compleanno a me!
Quale miglior augurio
a tutti quei giorni anonimi
l’uno dietro l’altro
finte perle di collana
insipidi di vita
scoloriti
a confronto di quel solo
unico evento all’anno
il compleanno.
E io vi dico:
alzatevi in piedi
pronti a danzare
a ribaltare
la falsa costumanza umana
di quell’unico giorno eletto.
Celebrate Il vostro anonimato
tra le forti braccia del mondo.
PROMETEO
Non ho paura
anche quando serrati
saranno
i cancelli del cielo.
Sicuro il mio passo:
Entrerò comunque!
IL SILENZIO
Ogni domanda
incontra
una o più risposte
volte nessuna.
Nel giusto
e nel torto
solo il silenzio
le possiede tutte,
indistintamente.
L’OMBRELLO
Sopra il grande ombrello
scivola la pioggia.
Sotto
la preghiera non si bagna
finché ci sei Tu
Dio
a proteggere
le nostre anime opportuniste.
PADRE
Abbracciami, ti prego!
Sento il fremito del tuo corpo
esiti ad alzare le timide braccia su di me
così lente
goffe al gesto paterno.
Baciami, ti supplico!
Quante volte ho osservato
la tua bocca danzare
in compagnia della dotta parola
labbra ricche di sapere e di saggezza
povere di teneri affetti
timorose al cortese sentimento
vergini ritrose all’amoroso intendimento.
Parlami, te lo chiedo piangendo!
Il tuo silenzio mi minaccia
mi sgrida
mi punisce.
Hai la faccia di chi impotente mi guarda
e si dispiace mille e mille volte ancora.
Ascoltami, te lo ordino!
Il solco piagato di una lenta sofferenza
amica paziente
unica vera confidente
di ogni mia inutile fatica.
Io Avanzo per raggiungerti
a mani nude nei tanti miei perché senza risposta
ma precipito in quella fossa
profondamente
disperatamente.
Una ferita sempre aperta
mai guarita
ormai infetta.
Un dolore rintanato nel mio cuore
come un topo rannicchiato nella tana
attendendo la calda stagione.
La mia vita è inverno
ho freddo
aiuto
continuo a precipitare nel buio!
Una mano mi afferra
e un abbraccio sconosciuto mi riscalda
forte e delicato
sento il morbido contatto
di labbra intese fuoco
Il conforto
di parole sussurrate d’amore.
Chi sei tu
misterioso salvatore
nella notte della mia disperazione?
Sei il padre mio più vero
o il frutto di un’altra mia illusione?
VIOLINO DI STRADA
Un suono di violino
si leva alto sulle strade
sulle piazze
al primo mattino.
La musica entra dalle finestre
da sotto le porte
dalle crepe dei muri
dai buchi sul tetto.
Sento tirare le lenzuola del letto
non posso restare più a lungo a dormire.
Quel suono gentile
mi solletica i piedi
mi soffia sugl’occhi
mi accarezza i capelli.
E il profumo di legno
mi par di sentire
di quel violino lontano.
Mi giro nel letto
e ti vedo.
Sei così bella
così a me vicina
appoggiata sul fianco
mi mostri la schiena
dormi serena.
Osservo incantato
I delicati contorni
del tuo corpo
le forme perfette
di quel violino di strada.
MELE DOLCI DI TENTAZIONE
Quante mele
Al mercato del lunedì mattina.
Le voci s’aggrappano
L’una sull’altre
In cerca d’attenzione
Come gli attori
Sul palcoscenico.
Le mele, le protagoniste,
quelle vere
scintillano di tutti i colori
abbagliano col favore del sole
gli occhi danarosi
delle donne di casa.
Il profumo intenso
e incantatore del frutto
le conduce tra gli stressi corridoi
di un labirintico mercato.
Cattiva sorte
mai ti abbandonerà,
dolce e succosa mela.
Già nell’essere scelta
nel tuo primo assaggio
strisciava il simbolo maligno
dell’Antica Tentazione,
dell’ingegno
del sangue
e delle fiamme di Troia,
delle purezza sprovveduta
di una bimba di neve
il cui dono di una vecchia
fu veleno alla sua vita.
PICCOLA MORTE
Il piacere
penetra la forma
ne riconosce l’origine
assaporandone
Il morbido idillio.
Danzano incantati
i due corpi
dissolvendosi
all’unisono
l’un nell’altro destino.
FUNAMBOLO
Passo dopo passo
un lungo cammino.
Ricerco l’equilibrio
nel disequilibrio
del mio spirito funambolo.
PENSIERO DI ME
Le tante parole sono silenzio
se lo sguardo incantato
dei tuoi occhi di mare
non rompe l’indugio
e un tuo pensiero d’amore
mi regala un momento
di celeste attenzione.
GIUDA
Giuda, Il traditore
Giuda, il favorito
Santo Apostolo
e uomo dannato.
Eroe colpevole
per trenta denari.
Inconsapevole
di aver salvato tutti,
Divino Messaggero
del sacrificio
di Cristo
sulla croce.
CAOS
Il caos
come schianto
delle onde
sugli scogli:
l’abbattersi
irregolare
imprevedibile
spettacolare
ordinato/disordinato esistere
mai uguale e se stesso.
ROGO
Bruciano le mie emozioni
sul rogo della liberazione.
Gioioso
nel fuoco dei santi
nella cenere fulva
degli antichi stregoni.
ACCIDENTI!
Chissà dove l’ho messo!
Eppure…era qui un momento fa.
Ho frugato tra le tasche
inutilmente;
ce lo avevo proprio qua.
L’ho perso, non so che fare.
L’Amore quello vero
Aiutatemi a cercare.
STAGIONI
A primavera
segue estate
a questa autunno
i poi
I’inverno.
Ma in te
non v’è stagione
nè ordine
nè ragione.
FRAGILITA’
Fragile equilibrio d’infante
ogni istante è per te scoperta
ti sbilanci a toccare la vita
che ai tuoi occhi
è fantasia d’immenso.
Quella rigida uniforme di uomo
mi costringe ad un passo di marcia
al saluto di un soldato fedele
condannato in quella scomoda foggia.
GATTO E TOPO
Li vedi laggiù
rincorrersi nel prato
il gatto e il topo?
In quell’antica rivalità
pura e sadica lotta
essi sono
i più veri testimoni
di quella vibrante tensione
che ordina
ed equilibra l’Universo.
FRETTA
Fretta, fretta!!
Ripete imperterrito il coniglio.
Ha un grosso orologio al collo
e Il tempo scandito
da un roboante Tic-tac!
Quale frenesia lo coglie, dolce Alice?
Le lancette
si rincorrono
come bimbi.
Giocano ignari
del tempo che passa.
Per loro ogni istante
è un altro magico trucco
per fuggire
a quell’ultimo richiamo.
Mamma,
ancora una volta
ancora un minuto, ti prego!
Se solo io avessi il loro sguardo
il loro cuore
capirei che così è giusto.
Aggrappato alle lancette
girando insieme a loro
la ruota della vita.
Ogni giro una scoperta
una ricompensa.
Chissà quando smetterà.
Che importa!
Ancora una volta
Ancora un minuto. Ti prego!
CANE NERO
Male oscuro
cane nero
Il tuo tanfo si sente da lontano.
Bestia infernale
inarrestabile avanzi
con passo leggero
odori la preda
l’assalti alle spalle.
Come orde di topi
ne divori le tenere carni
strazi del suo corpo la mente
sazi la tua avida gola di quei dolci bocconi.
L’emozioni del cuore
strappato hai dai fianchi
le sensazioni tramuti
in scatole vuote.
E una collezione di uomini spenti
adorna come statue di gesso
il tuo fetido antro.
Trascini quella preda infelice,
che la ragione ha perso nell’agguato
decapitato hai la sua testa
dei sentimento fatto banchetto.
Ora giace quella carcassa nella tua tana
in attesa
che la prossima vittima
in quel fondo profondo
di ugual sorte
ne diventi compagna.
A GIACOMO
Felice tu,
segnato da tanta sventura
hai sopportato sorridendo
la maledetta malattia
il doloro compagno
quando la vita
agli altri elargiva
spensieratezza e gioia.
Felice tu,
amico più caro,
quando al calar della notte
il luccichio delle stelle
fece risplendere
quel timido spicchio di luna
e tu stanco,
chinando per sempre
la testa sul cuscino
cogliesti di lei
il suo splendido
ultimo sorriso.
AMICI
Tempo è di tornare
s’è fatto tardi
non posso restare.
Compagni di tante avventure
un brindisi alla nostra amicizia.
L’ultimo sorso
per dimenticare
ciò che nella vita è andato storto.
E poi esco dal solito bar
s’è fatto proprio tardi
mi devo affrettare!
Lei è in attesa paziente
aspetta dalla finestra
il mio imperdonabile ritardo.
Accelero il passo
alla fine della strada giro l’angolo
e finalmente a casa.
Apro la porta
“tesoro”, le dico “sono arrivato,
mi sono fermato coi soliti amici,
sai come son fatti
difficile dare l’ultimo addio.
Sei proprio elegante
nel tuo abito scuro
lungo
attillato.”
“Caro” mi dici, “è giunto il momento
preparati in fretta
non c’è più tempo.”
La consorte
nero vestita mi sorride
mi prende per mano
la Morte
e mi porta lontano.
VISO D’ANGELO
Amo di te quel mistero,
che si cela
dietro il bianco tuo candore
il rosso cardinale del cuore
il verde speranza d’amore
il giallo geloso di folle screziato
il rosa della tua pelle
quel fresco profumo di viola
che inebria la mente
e il pensiero mio vola
in quel tiepido cielo
e infin scorgo il tuo d’angelo viso
che il pudore nasconde
dietro un timido velo.
PIACERE
L’Amore è un angelo
che culla il tuo sonno
ti fa da guardia la notte.
Ma l’uomo che hai accanto
è tentazione di carne addosso
furia audace
piacere dei sensi
all’alba
al primo mattino.
ANIMA DANNATA
Ho incontrato un’anima dannata.
Finalmente con qualcuno
condivido la mia sorte.
Le chiedo:
“Quale sbaglio fino a qui ti mena?”
Mi risponde:
“Non ho creduto in Dio.”
“E tu”, guardandomi
“qual danno per di qua ti porta?”
“Amica mia, compagna
ho creduto nell’amore di una donna.”
AMORE DI DONNA
Sale fra i lunghi gambi
Al profumo dei suoi capelli corvini.
Non si cura delle spine
ferito ma fiero
accelera il passo
veloce s’arrampica
riprende il cammino.
Cresce quel sentimento
più s’accorge
del dolce sapore della meta.
Attende
quietamente
il suo battesimo
alla fine
della lunga risalita
e lieve s’adagia
sui petali di rosa
tingendoli del sangue porpora
delle sue tribolazioni.
Amore è il suo nome, il mattino.
Divino il suo canto, la sera.
Stanco mi siedo
la speranza accanto mi consola
entrambi impazienti
di ascoltare nel vento
il sì della donna
che un giorno il suo sguardo
mi imprigionò nell’incanto.
FRATELLI
Acqua – Fuoco
fratelli diversi
nel loro carattere brama di sè
ma l’un l’altro lontani
si senton dispersi.
La vita li ha uniti
come artisti di strada
insieme per caso
il loro suonare rallegra la piazza.
La gente si ferma
ascolta incantata
la musica nata
da bizzarri destini
che per qual meraviglia
musicisti lontani
quel giorno ha riunito
in una sola famiglia.
CRISTO
Una statua del Cristo
espressione ferma di pace
mentre il cielo d’azzurro tranquillo
riposa sopra di lui.
Io mi fermo a pensare
qual difetto
son io del creato
quale rispetto
debba io a quel Dio
che perfetto
a me non somiglia.
Io anima sporca
anima onesta
riconosco
la grande pochezza
del mio essere uomo.
Alzo la testa
e mi accorgo
che il cielo color di pace
allarga le braccia
e si stende sopra di me.
Tace, all’improvviso
Il mio peccato di commiserazione
la masochistica eterna umiliazione.
La statua dell’Uomo perfetto
ora mi sorride
e quel cielo
a dispetto lontano
solo adesso
a me par più vicino.
E questa mia greve esistenza
d’un tratto soffia leggera
come il vento sul mare.
La strana allegrezza
di non esser più solo
le tue carezze di donna
i tuoi baci di rosso macchiati
compagni
della mia umana condizione
ma felice con te
di questa imperfezione
m’inchino all’Eterno
onorando con gioia il destino,
che mi volle
a te si vicino.
IL CIRCO
Noi tutti viviamo
in un grande
magnifico circo.
E ognun di noi
ha già il posto prenotato.
C’è la gioia artefatta del clown
il coraggio dell’acrobata
l’illusione del mago
la seducente bellezza della cavallerizza
la comica disgrazia del nano.
E poi i cavalli
gli elefanti
gli orsi
le tigri
la cui triste bravura stupisce
sbalordisce.
E un applauso nasce
e muore spontaneo.
Siamo tutti maghi
abili acrobati
nani deformi
ridicoli buffoni
cialtroni.
Siam tutti protagonisti
e spettatori
girovaghi confusi
ed esperti saltimbanchi
della dura
spettacolare
e inesorabile
vita da circo.
VUOTA ESSENZA
Quante crepe
su quel muro di pietre.
Spazi di buio
frammenti riempiti di vuoto.
Eppure tutti concretezza del muro
pietra
nel duro
solido scudo del mio esistere
senso pesante di dubbio e sgomento
al pensiero di essere per finta
Illusione nel mondo
un sogno
che non incontra risveglio.
IL NON RISORTO
Il Cristo dentro di noi
Non potrà mai risorgere.
Il nostro corpo
è il suo carcere
è la croce
che per Lui in noi
s’è fatta gabbia.
Il Cristo che non può risorgere
il Salvatore di nessuno.
PIANTO DI MADRE
Di fronte alla morte
Nessuna parola.
Quale consolazione
all’eterno silenzio di un figlio.
Scava profondo nelle carni
il dolore di madre soffocato dal pianto
“Dov’era quel Dio,
perché l’ha permesso”
parole gridate si levano al cielo
quella sfida di madre
all’Ignoto.
Ma d’improvviso
l’immagine d’una greppia di paglia
una notte d’inverno
una croce di legno e di sangue
le rammenta una Madre piangente
ai piedi del Figlio impotente
la cui sorte fu morte
e Divino Perdono.
FARFALLA
Sbattendo le ali
con delicata maestria
sei apparsa tu
nella mia vita
magnifica farfalla.
Ti posi su di me
piccolo fiore di prato
cercando riposo.
Farfalla ti prego
indugia un poco
a partire.
Ravviva coi tuoi alati colori
questo timido fiore
che senza te
non ha più profumo
né colore.
RICORDO D’ONDA
Ricordo di te
come di un’onda lunga
che non trova riposo
sull’arena ingioiellata
di conchiglie colorate.
FOGLIE
Foglie cadute dai rami
schiacciate
prostrate
al passo dell’uomo.
Umili ancelle
attendono il gravoso piede
condanna a morte
del silenzioso prigioniero.
Eppure il lamento
mi par di sentire
di quelle foglie
dai regali natali
un giorno sul trono
di un magnifico arbusto
e adesso
scomode ospiti
della terra
della pietra.
ESSENZA DI BIMBO
Profumo di bimbo
nella stanza dei giochi.
Dolce essenza di uomo
dal sapor di vaniglia
fragile vita di marzapane.
Nel tuo cuore di creta
un diamante si cela
l’amore innocente.
Nei tuoi occhi di giada
si riflette l’infinito
un tempo d’orologio senza lancette.
LA FOSSA
Ho scavato
Nella fossa dell’infanzia.
Quanti giocattoli
Ho trovato.
Pochi i ricordi
sbiaditi
e alcune foto di famiglia.
IMPRONTE DI POESIA
Solo nella vita
autenticamente vissuta
le impronte
ancora fresche
di sincera poesia.
2° RACCOLTA - ESTEMPORANEE
“Vivere è la cosa più rara al mondo. La maggior parte della gente esiste e nulla più.”
(Oscar Wilde)
Nostro il coraggio di vivere nel mondo, nelle sue contraddizioni,
averlo tra le mani e mai lasciarlo,
mai scambiarlo per un futile, inutile esistere.
“Tirate il sipario, la farsa è finita.”
(Rabelais)
Formicolio di spettatori:
il loro bisbigli,
il parlottio critico da salotto,
le false occhiate sorridenti,
convenevoli e strette di mano,
saluti sfuggenti e promesse.
Sul palco,
le rosse tende di velluto nascondono la scena.
Neppure un cenno d’inizio:
dove sono gli attori,
il regista, il dramma?
Nessuno s’accorge che la farsa è finita,
in punta di piedi,
tra i tanti chiacchiericci di un pubblico pavone.
E poi d’un tratto….luce!
Inizia lo spettacolo?
Ma…..siamo noi gli intepreti,
seduti e disattenti,
ignari d’esser qui,
protagonisti,
in questa umana,
imprevedibile commedia dell’assurdo.
“Non si può piangere per tutti,
è al di sopra delle forze umane.
Bisogna scegliere.”
(Jean Anouilh)
Soffrire per il mondo,
soffrire…… senza limiti.
La mia mano mi conduce.- Dove?…
I confini del mondo dove sono?
Forse disegnano solo i contorni marcati,
di lunghi schiavi occhi egiziani
e nulla più.
Dove finirà il mio cammino? – Dove?…
A migliaia di chilometri,
disperso nel deserto di plastica degli uomini comuni,
o dietro l’angolo di un qualsiasi palazzo;
un accattone appoggiato al muro elemosina la vita:
sporco monumento
di questa triste, selvaggia civiltà.
“Le mie parole volano in alto,
i miei pensieri restano in basso;
parole senza pensieri
non raggiungono mail cielo.”
(Amleto)
Ed io, uomo
chino a raccogliere i miei pensieri,
come fiori dal prato.
Dalla vetta più alta
più vicina a Dio,
li getterò su quelle parole leggere,
adesso gravide di senso.
Nel loro lungo viaggio al cielo,
traghettatrici saranno
di bestemmie e di preghiere.
“…..streghe, donne diverse,
ricche di sensibilità, avide di libertà,
ai margini della storia
e della meschina morale comune,
perbenista ed ipocrita…”
(da il Manifesto del Club delle Streghe)
Figura di strega, a te si lontana,
in secolare memoria.
Eppure la vita vi vuole abbracciate;
quale paradosso!
Il suo viso mostruoso di vecchia,
la tua giovane seduzione di donna.
Il naso suo adunco,
la voce gracchiante:
quel dolce sguardo,
impreziosisce il tuo sorriso
e una bocca di note incantatrice.
Bellissima donna,
quanto facile è l’inganno?
Streghi i mortali
o te stessa sei stregata
da una vita che scorre in tondo,
in cerchi sempre più stretti?
Cala la notte,
mentre un cielo nero di pece,
al buio di una luna assente,
accarezza i tuoi riccioli;
tu, amante sua diletta di audaci,
segrete nottate.
“Rimando la morte vivendo,
soffrendo, facendo errori,
donando, perdendo.”
(Nin)
Morendo…vedo
La vita a passo di danza
ballando in punta di piedi,
soffrendo;
quanti errori d’immatura esperienza:
sempre lei a trascinarmi nel centro
al richiamo del ritmo selvaggio
delle umane genti tutte.
Tempo!
Abbandono leggero sulla riva,
le spoglie mie sol di passaggio.
Ormai lontano da quelle sponde,
che un dì mi videro
cercatore d’oro ne di egoismo.
Adesso nel vortice salgo o…sprofondo?
Ovunque e comunque sono,
come un quadro abbozzato che attende
le mani vivaci e premurose,
possenti e sentenziose
di quell’unico Artista
Padre,
Creatore.
“Un ramo di pazzia
Abbellisce l’albero della saggezza.”
(Alessandro Morandotti)
Profumo d’erba bagnata;
i fiori come bimbi giocano liberi
su quel grande prato verde.
Un albero, guardiano
come un padre, i figli.
Le radici, forti
di antiche tradizioni,
un fusto amico
da casa fa ad un picchio.
Quella chioma
morbida di foglie di primavera,
rigogliosa giovinezza,
i rami protegge,
tenera, sensibile attenzione di madre.
Quell’armonia
Non è più preziosa
dell’imperfetta perfezione
di un piccolo ramoscello
di elegante follia,
che scuote col favore del vento
gli alti rami
del saggio albero
di buona famiglia.