RACCOLTA - ESTEMPORANEE
“Vivere è la cosa più rara al mondo. La maggior parte della gente esiste e nulla più.”
(Oscar Wilde)
Nostro il coraggio di vivere nel mondo, nelle sue contraddizioni,
averlo tra le mani e mai lasciarlo,
mai scambiarlo per un futile, inutile esistere.
“Tirate il sipario, la farsa è finita.”
(Rabelais)
Formicolio di spettatori:
il loro bisbigli,
il parlottio critico da salotto,
le false occhiate sorridenti,
convenevoli e strette di mano,
saluti sfuggenti e promesse.
Sul palco,
le rosse tende di velluto nascondono la scena.
Neppure un cenno d’inizio:
dove sono gli attori,
il regista, il dramma?
Nessuno s’accorge che la farsa è finita,
in punta di piedi,
tra i tanti chiacchiericci di un pubblico pavone.
E poi d’un tratto….luce!
Inizia lo spettacolo?
Ma…..siamo noi gli intepreti,
seduti e disattenti,
ignari d’esser qui,
protagonisti,
in questa umana,
imprevedibile commedia dell’assurdo.
“Non si può piangere per tutti,
è al di sopra delle forze umane.
Bisogna scegliere.”
(Jean Anouilh)
Soffrire per il mondo,
soffrire…… senza limiti.
La mia mano mi conduce.- Dove?…
I confini del mondo dove sono?
Forse disegnano solo i contorni marcati,
di lunghi schiavi occhi egiziani
e nulla più.
Dove finirà il mio cammino? – Dove?…
A migliaia di chilometri,
disperso nel deserto di plastica degli uomini comuni,
o dietro l’angolo di un qualsiasi palazzo;
un accattone appoggiato al muro elemosina la vita:
sporco monumento
di questa triste, selvaggia civiltà.
“Le mie parole volano in alto,
i miei pensieri restano in basso;
parole senza pensieri
non raggiungono mail cielo.”
(Amleto)
Ed io, uomo
chino a raccogliere i miei pensieri,
come fiori dal prato.
Dalla vetta più alta
più vicina a Dio,
li getterò su quelle parole leggere,
adesso gravide di senso.
Nel loro lungo viaggio al cielo,
traghettatrici saranno
di bestemmie e di preghiere.
“…..streghe, donne diverse,
ricche di sensibilità, avide di libertà,
ai margini della storia
e della meschina morale comune,
perbenista ed ipocrita…”
(da il Manifesto del Club delle Streghe)
Figura di strega, a te si lontana,
in secolare memoria.
Eppure la vita vi vuole abbracciate;
quale paradosso!
Il suo viso mostruoso di vecchia,
la tua giovane seduzione di donna.
Il naso suo adunco,
la voce gracchiante:
quel dolce sguardo,
impreziosisce il tuo sorriso
e una bocca di note incantatrice.
Bellissima donna,
quanto facile è l’inganno?
Streghi i mortali
o te stessa sei stregata
da una vita che scorre in tondo,
in cerchi sempre più stretti?
Cala la notte,
mentre un cielo nero di pece,
al buio di una luna assente,
accarezza i tuoi riccioli;
tu, amante sua diletta di audaci,
segrete nottate.
“Rimando la morte vivendo,
soffrendo, facendo errori,
donando, perdendo.”
(Nin)
Morendo…vedo
La vita a passo di danza
ballando in punta di piedi,
soffrendo;
quanti errori d’immatura esperienza:
sempre lei a trascinarmi nel centro
al richiamo del ritmo selvaggio
delle umane genti tutte.
Tempo!
Abbandono leggero sulla riva,
le spoglie mie sol di passaggio.
Ormai lontano da quelle sponde,
che un dì mi videro
cercatore d’oro ne di egoismo.
Adesso nel vortice salgo o…sprofondo?
Ovunque e comunque sono,
come un quadro abbozzato che attende
le mani vivaci e premurose,
possenti e sentenziose
di quell’unico Artista
Padre,
Creatore.
“Un ramo di pazzia
Abbellisce l’albero della saggezza.”
(Alessandro Morandotti)
Profumo d’erba bagnata;
i fiori come bimbi giocano liberi
su quel grande prato verde.
Un albero, guardiano
come un padre, i figli.
Le radici, forti
di antiche tradizioni,
un fusto amico
da casa fa ad un picchio.
Quella chioma
morbida di foglie di primavera,
rigogliosa giovinezza,
i rami protegge,
tenera, sensibile attenzione di madre.
Quell’armonia
Non è più preziosa
dell’imperfetta perfezione
di un piccolo ramoscello
di elegante follia,
che scuote col favore del vento
gli alti rami
del saggio albero
di buona famiglia.
“Il mondo nel quale entriamo nascendo è brutale e crudele
e allo stesso tempo di divina bellezza.
Credere che la vita abbia o no senso,
è questione di temperamento…..”
(Carl Gustav Jung)
E sul campo, ferita
cadrà ogni domanda:
rincorre la propria coda
come un cane
chiedendosi all’infinito
il si e il no del proprio vivere.
Quella sensazione di esistere,
che soffoca il petto,
stringe stretto il cuore dell’uomo
assetato di una goccia di vita.
“Ci sono eroi nel male come nel bene.”
(Franҫois de la Rochefoucauld)
Gli incendi riscaldano i cuori ribelli.
La notte è ammantata di guerra e cavalieri.
Le passioni scintillano,
come armi affilate,
forgiate nel fuoco
nell’ira
nell’odio.
Storie di eroi
Che non risparmiano le forze
l’ardore
Il coraggio.
Memorie di brillanti armature,
che sol nell’amore
han mostrato scoperto
l’indifeso loro tenero fianco.
“Nulla più alto d’una croce per contemplare.”
(T.E. Lawrence)
Cosa si vede da lassù?
Da lassù a rimirare il mondo?
La testa ciondoloni, gli occhi spenti:
hanno ancora
la forza di guardare
la squallida miseria
di tutti quei carnefici.
Il sangue stilla dal corpo
e tinge il giovane legno
di un tono di colore più scuro.
In attesa di morire,
nei pochi afflati rimasti,
il pensiero di quell’Uomo sulla croce
è di profondo perdono,
amore a cuore aperto
come le ferite e i chiodi dentro.
Il dolore Gli fa da corona e quello scomodo scanno
è il Suo trono:
onore a Te,
Re di tutti i re maestro,
di tutti gli uomini servitore/Salvatore.
“Tutte le fiabe sono uscite
dalle profondità del sangue
e della paura.”
(Kafka)
C’era una volta…..
-ti prego raccontami una fiaba!
C’era una volta….
-tienimi stretto, non vogliio ancora dormire!
C’era una volta….
-stammi vicino, ho paura del buio!
C’era una volta……
C’era una volta….la falsità!
La falsità di quelle storie di bimbo,
che la magia nasconde alla realtà.
Menzogna di favola,
i tuoi sfavillanti colori,
coprono le fosse profonde
dei nostri più primitivi istinti,
il fetore nauseabondo dell’odio,
la guerra,
sacro custode
di un antico sfrenato egoismo.
“Non legare il cuore a nessuna dimora,
perché soffrirai quando te ne strapperanno via.”
(Gialal ad-Din Rumi)
Un alito di vento e via….
Un altro addio,
che la vita ha scolpito sulla pietra.
I sentimenti come foglie
in una giornata ventosa d’autunno.
Non ho passato, l’ho dimenticato.
Non ho presente, perché mi scivola tra le mani, vivendo.
Non futuro, solo sogni assopiti,
che la vita attende d’incontrare.
Un alito di vento….
un altro addio.
“L’uomo si crede saggio,
quando la sua poesia sonnecchia.”
(Didert)
Dormo su un letto di stelle,
l’alba è lontana: attende.
Riposo come il gatto nella cuccia
E mi par di sentire le fusa.
No, ho solo udito
lo scricchiolio dei miei tormenti,
che fanno capolino dalla porta.
Dalla toppa una fievole luce
e dietro, saggi pensieri,
che aspettano in buon ordine il mattino.
Nel rispetto nottruno
Accorti lor sono a far poco rumore.
Ragione, quanto difficile è ascoltarti,
accettare quelle rigide regole,
che sol l’emozione agevolmente piega.
No, mi spiace:
mai più indosserò
quella maschera di duro metallo
fulgido-splendente nei giorni di sole.
A lei preferisco il mio viso,
l’entusiastico e fiero sorriso
di un giovane libero pazzo,
incantato dal rosso colore
di una impudente luna piena.
“La vita è una malattia dello spirito,
un agire appassionato.”
(Novalis)
Corri,
i capelli sciolti.
Non ti voltare, novello Orfeo.
Non peccare di passato, guarda avanti.
Tu sei
Il febbricitante entusiasmo di essere vivo,
l’alterata presenza
nell’assenza di un mondo
visibile solo agli occhi tuoi innocenti
come di bianco gabbiano
a volo planato
in balia del cielo
morbido, soffice cuscino
di agitati, sereni risvegli.
“Io: abbreviazione di Dio.”
(Alessandro Morandotti)
Davanti a un grande specchio
osservo attento l’immagine di un uomo:
io,
ho attraversato lande sconosciute,
seguito le tracce dei miei pensieri,
affamati e confusi.
Io,
segugio dello spirito,
avido da trascendenza
ho ascoltato la sapienza
di religioni antiche.
Io,
ho ceduto al mistico richiamo
di santi uomini,
falsi e bugiardi
d’incantatori d’anime
di ciarlatani illuminati.
Io,
ho creduto di essere tra gli eletti,
tra i prescelti seguaci
della Via alla Salvezza.
Io, chi sono io?
Davanti al grande specchio
Solo il riflesso del mio io, solo io
e l’esperienza di un lungo cammino,
il ricordo incarnato di io,
ombra mortale di Dio.
“I fanciulli trovano tutto nel niente,
gli uomini il niente nel tutto.”
(Giacomo Leopardi)
I sogni dei bambini sono stelle cadenti,
fulgide per il solo tempo dell’infanzia.
Poi la notte sprofonda
nell’adulta quiete matura,
che ha soffocato in cuore
per sempre,
quella rara brillantezza
di fanciulla fantasia.
“Nessuna invenzione
è stata più facile per l’uomo
di quella del Cielo.”
(George Christoph Lichtenberg)
Quell’acre sapore di vita
che affanniamo a raddolcir col miele.
Quanto amaro sarebbe accettare
la sorte di nascere
vivere
morire nella polvere,
senza l’illusione della nostra presenza
pervadere tutti i luoghi,
oltre la morte,
vaporosa essenza d’ambrosia,
che sale lentamente al cielo,
gli dei rallegrando.
“Ah! Vivere deve essere una cosa meravigliosa.”
(Rousseau)
Senso? – (gridato)
Non c’è più senso! – (sussurrato).
Non ha più senso
La mia funzione:
è solo prigionia.
Non ho più senso:
io qui,
animo irrequieto
incompleto
irrisolto.
Schegge di realtà
graffiano il mio volto.
Non ho più sangue
per questo mondo.
Solo l’infinito
a mio soccorso.
“Flectere si nequeo Superos,
Acheronta Movebo.”
(Virgilio)
Se non riesco a piegare il Cielo,
smuoverò l’Inferno.
Umana arroganza
che sfida il Divino,
incensa gli uomini.
Futuro Prometeo
eroe di nessuno
neppur di se stesso:
libero, audace, irriverente,
più misura non ha.
Tracotante la sua fama
aleggia minacciosa:
paura, nel regno della luce, dei santi;
paura, nel regno delle tenebre, dei dannati.
Spietata la sua ragion logica
che di quei luoghi vuol far scempio,
terre di fede e remissione
la cui innata di lui ingordigia
ne farà giardini nel suo impero
e strazio di dogmi e di misteri.
Sconfitta quell’antica sudditanza
Per la Chiesa Serva/Sovrana,
mascherata dall’oscura sacralità del rito:
Lei, mai più Madre e Padrona,
dei nostri peccati,
del nostro perdono.
“Il mondo è fatto per finire,
in un bel libro.”
(Mallarmé)
Mille parole per te,
pagine di dolci emozioni.
Il fruscio cadenzato
dei fogli di carta,
colonna sonora
dei nostri ricordi, insieme.
“Una maschera racconta
Molto più di un volto.”
(Oscar Wilde)
Eri l’intarsio deciso
il segno indelebile
la firma e il volto di Dio.
Ora,
sul medesimo volto
tante maschere diverse
lasciano al passaggio
l’esperienza variopinta
delle umane menzogne:
voce quindi al menestrello,
signori!
Tante, tante storie
che non parlan più di Dio.
“In sostanza nulla esiste,
ma se se c’è il tè bevo il tè
e se c’è il riso mangio il riso.”
(detto Zen)
Grazie!
Di niente!?
Grazie,
grazie mille,
ancor di più
per questo niente.
“I vostri bambini non sono i vostri bambini.
Sono i figli e le figlie del desiderio,
che la vita ha per sé.
Essi arrivano attraverso di voi
Ma non da voi.”
(Kalil Gibran)
Non piangere
non incolpare.
Prendi il tempo del tuo nascere:
esso è bello
perché ha il tuo profumo
i tuoi occhi
il tuo sorriso.
Ora sei adulto
perché sei stato bambino.
Adesso è tempo:
rinasci consapevole,
Araba Fenice,
d’essere l’un l’altro legati,
destinati,
l’adulto al bambino.
Un fragile patto
che il tempo presente
dei nati due volte,
ha reso più duro
e più prezioso del diamante.
“Bisogna avere un caos dentro di sé
per generare una stella danzante.”
(Friedrich Nietzsche)
Adorabile il disordine
quando è virgola mancante di una frase,
quando il senso si ribalta,
rimbalza,
rotola
e poi si ferma.
Un bambino la raccoglie.
Non ha parole, virgole, sintassi:
solo il tempo scandisce
la spontaneità innocente
del suo gioco senza regole.
Caos, amabile silenzio,
origine ribelle
di ogni maestosa architettura.
“Dio creò l’uomo a sua immagine:
vuol dire probabilmente che l’uomo
creò Dio secondo la sua immagine.”
(George Christoph Lichtenberg)
Ogni mattina prego il mio Dio.
Non so chi sia,
né da dove venga.
Solo quel poco che ho letto,
ascoltato.
Fede, fiamma
che illumina il nero buio
di scoppiettanti illusioni,
focolare di vita.
Attento!
Maldestro!
Chissà che quel fuoco
Un dì non si spenga;
umana o divina distrazione!?
E la cenere sola rimanga quel poco
A riscaldare un’immensa,
drammatica
finzione.
“Nulla è per lo spirito
Più raggiungibile che l’infinito.”
(Novalis)
Il seme d’un istante
germoglio poi frutto
della pianta rigogliosa
del nostro infinito.
“ Un uomo, signora,
ha sempre paura
di una donna che
lo ama troppo.”
(Bertold Brecht)
Coro:
“Vendetta!! (rancore)
Vendetta!! “(inganno)
No, signora!
L’ho amata, lo giuro
Fino alle profondità dell’odio,
più giù tra emozioni – vive – scarificazioni.
La voglio ancora, cuore
seppur nell’antro dell ‘orco
la mia donna, la sola
mostra i denti , feroce
sputando livore d’amore
dall’amaro sapore di fiele.
“I poeti sono come i bambini:
quando siedono ad una scrivania
non toccano terra coi piedi.”
(Stanislaw Jerzy Lec)
Le dita ancora sporche di cioccolata;
attento che la mamma non s’accorga!
La penna scorre veloce
Come un fiume in piena;
il nero inchiostro
solca sovrano il bianco mare.
Ho lo sguardo di chi non ha domani,
ciondolano i piedi
che terra non conoscono,
mentre occhi sognatori
volano in cielo
sulle ali possenti di un’aquila reale.
Ho squarciato il mio petto
gravido d’intense emozioni
che il fiume nero tinge
di tutti i colori dell’arcobaleno.
Lontano!
Dalla tentazione di scivolare giù da lì
Verso l’orizzonte.
Tingo ancora le piccole dita
nella dolce cioccolata.
Illuminato dagli intensi colori del sole,
dipingo la tua vita
con l’ardore della prima pennellata
di parole
del poeta
del pittore
del bambino.
“Il mondo è stato fatto dai pazzi
Perché i saggi vi possano vivere.”
(Oscar Wilde)
Dammi la prova
di non essere folle!
E se tu non potessi,
se ciò invero non fosse
ancora questa ennesima volta,
folle rimango.
Che sollievo,
a spianare pioniere
quelle strade di umane passioni
poi percorse da savi
padroni di ragione
in una foresta angusta.
“ La tragedia della vita
è ciò che muore dentro ogni uomo
col passare dei giorni.”
(Albert Einstein)
Davanti a me una candela accesa.
La fiamma troppo fioca,
la stanza buia.
Non riscalda
quel piccolo fuoco
si consuma nel freddo dintorno.
Ogni giorno
sempre più buio
sempre più freddo.
Il tempo è passato
dagli spiragli delle porte
nell’inesorabile ticchettio
del vivere.
Mentre quel rogo
che all’alba della vita
fulgido chiedeva
il diritto di bruciare,
una piccola fiamma
adesso è rimasta,
consolando ancor per poco
un deforme mozzicone di candela.
“L’uomo è completo in sé.”
(Oscar Wilde)
Fuori di me, l’ignoto.
Tanti universi
curioso di scoprire.
Dentro di me, l’ignoto.
Tanti universi
timoroso di svelare.
“La realtà è illusione
e solo l’illusione è realtà.”
(Don Chisciotte)
Nel silenzio
di una goccia di vita
i miei sensi s’adagiano
un poco.
Nella quiete del sonno
Il sogno,
di paura compagno.
Cosciente
In quella calma incosciente,
il dubbio
se ciò che sto vivendo
siano solo spigolose pietre,
realtà o piume d’angelo,
soffici illusioni addormentate.
“Siamo tutti nel rigagnolo
ma alcuni di noi
fissano le stelle.”
(Oscar Wilde)
Pinocchio….Pinocchio!
Raccontami ancora un’altra bugia!
Non ti curar del naso
lascia che cresca
sano e robusto
albero maestro e vele ammainate
pronte al lungo viaggio…..dove?
Altezze
ripide altezze
di torri di Babele
di piramidi
di cattedrali,
monumenti alla gloria dell’uomo
o forse arrembaggi alle Porte di Dio.
Quanta gente sorda al richiamo
porrà radici d’egoismo al suolo
e occhi immensi d’invidia al Cielo
per loro così lontano.
Ma tu Pinocchio
Non ti curar del naso.
le bugie di burattino
son capricci d’innocenza.
Tendi quelle mani di legno
Solleva le tue mani di bimbo.
Nessuno sforzo
e un abbraccio Paterno t’attende,
fra Cielo e Terra.